CHEESECAKE



Devo dire che questo cheesecake è stato un successone.
La mia amica Paola l'ha avanzato, mia sorella "lo finiva dopo" e Gabriele ne ha mangiati tre bocconi tre prima di gridare "Basta, sono pieno, voglio una torta al cioccolato".
E come sono arrivata, a cotanta disfatta?
Beh, il primo passo è stato riconoscere che io non avevo mai fatto un vero cheesecake. Mai avevo cucinato questo dolce che impazza per il web, questo famoso , o famosa, cheesecake (tra l'altro, "un" o "una" cheesecake? Come lo traduciamo in italiano, "dolce al formaggio" o "torta al formaggio"? Beh, ormai mi pare abbastanza usuale sentire dire in giro che ..."oggi faccio "un" cake"; l'espressione "fare una torta" ormai è desueta, obsoleta, andata, no global, sa di massaia, di nonna e non di giovante rampante che cucina solo per hobby: volete mettere, dire in giro.. "ho fatto una torta con l'uva passa" al posto di "ho postato un cake con uvetta"? Anche il cibo si adegua all'andazzo, e le sue parole diventano non so se moderne, ma sicuramente anglofone), mai mi ero messa ad armeggiare tra Philadelphia, panna acida et similia, ma solo con della semplice e nostrana ricotta. E mi sentivo un po'..così, un po' "border line", un po' miserella!
Certo, ho fatto molte crostate alla ricotta, una più buona dell'altra, morbide, cremose, con il loro guscio di frolla che contrastava la cremosità del ripieno, ma mai una vera torta americana al formaggio, la "famosa" torta americana al formaggio.
Eh, sì, perchè pur sembrando i due dolci molto simili, in realtà la parentela è solo apparente: documentandomi in rete, ho scoperto che un cheesecake, tale non è se non c'è "lui", il Filadelfia! Il padre di ogni cheesecake, il ripieno di ogni torta al formaggio americana, lui, l'ammancabile.
A me non è mai piaciuto troppo, il Filadelfia; forse per quel gusto un po' acido, forse per l'acquetta - sempre acidognola - che rilascia, insomma, non lo trovo tutta 'sta bontà: preferisco, se proprio devo ingrassare, il nostrano mascarpone o la nostra umile (e magra) ricotta, ma il Filadelfia proprio non mi attira. E in più è pure un formaggio traditore! Non so come mai, ma si è costruito la fama di formaggio MAGRO , della serie "ah, ho fatto un dolce leggero, invece della panna ho messo il Philadelphia!" Seee, leggero!!....99 per cento di grassi e lo chiami leggero?? E' una panna travestita, un burro sbiancato, un grasso vestito a festa, è... è...ecco....ma...."che cosa" è esattamente, il Philadelphia (per favore, accettatemi Filadelfia senza la rogna di scrivere sempre PH, tanto ci siamo capiti, quello è)??
Se ci si documenta su questo strano formaggio acidopannosocompatto, si legge in ogni dove che un tipo, certo Sig.Kraft (proprio lui!), un bel giorno "scoprì" come fare questo formaggio fresco, e nacque, per il gaudio e tripudio delle genti presenti e future, il Filadelfia! Ma...mi scusi, Sig. Kraft, che cosa ha scoperto, esattamente?? La panna, il burro, l'acqua calda, che cosa? Che è, ora questo Filadelfia sarebbe tutta 'sta scoperta? Ecco, io purtroppo, non conosco la chimica se non per quelle quattro cose che ci avevano insegnato al liceo, ormai dimenticate, ma mi piacerebbe sapere dove sta tutta questa grande scoperta, qual è la differenza tra Filadelfia, panna (un po' più compatta e di forma quadrata), mascarpone, burro et similia. Forse nella confezione? Certo, non è Filadelfia se non è nel parallelepipedo argentato, ma, sinceramente, non mi sembra tutta questa grande invenzione !! Se qualcuno ha lumi in proposito, è pregato di aiutarmi e non lasciarmi miserella a brancolare nel buio!
Comunque, tornando a noi, sta di fatto che io, con tutte le mie crostate alla ricotta, non avevo mai preparato un vero cheesecake, e non ho mai preparato un vero cheesecake perchè non mettevo il Filadelfia (e la base di biscotti Digestive, ma questi li considero un succedaneo della frolla per americani frettolosi e ingegnosi). E quidi ora l'ho fatto, il VERO cheesecake!. Anzi, l'ho stra-fatto perchè, non paga del Filadelfia, ci ho messo anche la panna acida, manufatta da me, visto che in giro qua in Italia non si trova (sai che perdita! E che grande invenzione che è: panna resa compatta con un acido-limone e yogurt!).
Insomma, ho fatto un VERO cheese cake con tutti i crismi: Digestive, panna acida e Filadelfia! E adesso sono contenta e non mi sento più una rejetta per avere sempre e solo messo assieme delle umili e nostrane crostate con ricotta.
E quindi, ho fatto il cheesecake.
E tutta contenta l'ho servito in tavola.
Nessuno lo ha gradito.
Tutti l'hanno avanzato.
E io non lo rimpiangerò.

Ad ogni modo, ormai l'ho fato, e la ricetta la pubblico ugualmente.

P.S.: come molti noteranno, questo dolce è di ispirazione "Donna Hay" e il suo "i classici moderni vol. 2". Se penso, inoltre, pure ai melting moments, mi verrebbe quasi voglia di ..regalare il libro a qualcuno, ma nello stesso volume, è anche inserita una delle più buone torte da colazione che abbia fatto ultimamente, quindi per ora me lo tengo.

CHEESECAKE di Donna Hay

Ingredienti:
per la base:
200 gr di biscotti Digestive
80 gr di burro

Per la farcia:
250 gr di Filadelfia
250 gr di panna per dolci (più grassa di quella da cucina)
1 confezione da 180 gr di yogurt greco (cremoso e compatto)
2 uova e 1 tuorlo
250 gr di zucchero
due cucchiai di succo di limone
un cucchiaio di essenza di vaniglia

Uno stampo a cerniera di 24 cm di diametro

Scaldate il forno a 150°.
Ungete lo stampo e foderatelo con carta forno
Preparate la panna acida: in un recipiente, mischiare la panna con lo yogurt e il succo di limone, mescolate e mettete in frigo per un'ora.
Nel robot, frullate i biscotti Digestive con il burro precedentemente fuso (io nel microonde) fino ad ottenere una sorta di farina.
Rovesciarla nello stampo e livellare con il dorso di un cucchiaio. Mettere a rassodare in frigo per almeno mezz'ora.
Preparare la farcia: nel robot frullare le uova con lo zucchero, il Filadelfia e la panna acida e rovesciare poi tutto nello stampo.
Infornare per un'ora o un'ora e dieci minuti finchè l'interno non si rassoda.
Sfornare, fare intiepidire e mettere in frigo. Tirare fuori un'oretta prima di servire.